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Articolo da: "La Stampa" 1 novembre 2009

Cominciamo ad annotare un titolo estremamente interessante che riguarda l'unità d'Italia.

 


Napoli

Monumento a Carlo
                            Alberto


Napoli 01 

Napoli 02

 


 


Commenti

Ovviamente la brevità dell'articolo non sviluppa tutto il contesto storico, ma ci dà una "traccia" sui pro e sui "contro" della vicenda.
Vediamo innanzi tutto la situazione dal punto di vista dei Piemontesi e in generale degli intellettuali del nord Italia, ed sicuramente condivisi da  gran parte di esponenti dell'alta borghesia del Regno delle Due Sicilie.
Innanzi tutto per quanto riguarda il Piemonte, l'unità d'Italia avrebbe rafforzato uno stato italiano sufficentemente forte da scoraggiare le invasioni straniere che segnavano la storia post medioevale italiana. Lo stato sabaudo era sotto la minaccia francese da secoli e tra il 1400 ed il 1800, vi furono invasioni francesi, e tentativi di invasione talvolta respinte, tal altra il territorio fu riconquistato. L'ultima invasione fu quella di Napoleone.
Anche gli stati del sud Italia ebbero, durante la storia diverse invasioni straniere, domini che si avvicendavano tra Spagna, Francia, Austria, senza citare la più remota conquista Araba.
Prima dell'unità d'Italia il Piemonte (Regno di Sardegna) fu spesso bersagliato da tentativi di invasione sia da parte francese che di Spagna e Francia (1706).
Quindi con l'ascesa al trono di Carlo Alberto vi fu una politica che intese dare spazio alle aspirazioni liberali del popolo e della borghesia. La borghesia auspicava una alleanza con gli altri stati italiani tale da diventare indissolubile come stato unitario o federalista, forte tanto da allontanare velleità imperialiste degli stati stranieri.
Carlo Alberto si trovò coinvolto nel disegno di una unità nazionale, quando a seguito dei moti del 1848 fu chiamato dal governo provvisorio lombardo che ne aveva chiesto l'annessione.

Prima guerra d'indipendenza 23 marzo 1848 il piemonte dichiara guerra all'Austria. L'esercito piemontese attraversa il Ticino (26 marzo), segue la  
gloriosa entrata in Milano di Carlo Alberto.
L'esercito piemontese fu impegnato nelle battaglia di  Goito, Monzambano, Valeggio contro gli austriaci.
 Otterrà ancora qualche vittoria sull'esercito austriaco, anche grazie al sacrificio dei volontari toscani che trattennero l'esercito austriaco a Curtatone e Montanara, così gli Austriaci vennero battuti ancora a Goito, e al 30 maggio entrano a Peschiera.

Vittoria dell'esercito piemontese a Pastrengo (30 aprile 1848) e sacco di S. Lucia (6 maggio).
A Luglio (25 luglio) però le cose cambiano e l'esercito piemontese viene sconfitto nellla battaglia di Custoza, costringendo il ritiro a Milano. E Carlo Alberto abbandona Milano. Gli Austriaci rioccupano la Lombardia (9 agosto 1848) con l'armistizio di a Milano con la firma del generale Salasco.
Dopo questo ritiro la politica dei Savoia fu quella di creare un'alleanza con gli altri stati italiani, onde potersi rafforzare in vista di una offensiva contro l'impero Austro-Ungarico e poter finalmente annettere il Lombardo Veneto che anelava ad una unione con il Regno Sardo.

La prima guerra di indipendenza non iniziò prima che la diplomazia di Carlo Alberto ottenesse l'alleanza con il Papato ed il re delle due Sicilie, tale trattato prometteva aiuti militari dei due stati più grandi d'Italia in alleanza con l'esercito piemontese qual'ora fosse giunto il monento di una guerra contro l'impero Asburgico al fine di ottenere l'annesione del Lombardo Veneto, e di conseguenza iniziare il processo di unificazione (o federazione) del Paese.
Si arrivò così come previsto alla guerra contro l'Austria nel marzo 1848. Ma le truppe del Papa e quelle del re delle due Sicile non giunsero affatto in aiuto del Re di Sardegna, ma addirittura appoggiarono le truppe Austriache.
La storia poi ci racconta di un fatto di insubordinazione di un generale piemontese che portò alla disfatta di Novara, ma sicuramente anche senza quel fatto ben difficilmente l'esercito sabaudo avrebbe potuto, da solo sconfiggere l'esercito Austriaco.
  Il tradimento di due Re: il Papa ed il Re delle due Sicilie fu in parte determinante alla sconfitta dell'esercito Sabaudo, e come vedremo, segnò una completa sfiducia dei Savoia rispetto alle regole della diplomazia e del valore della parola data dai due Re.
Un precedente che segnò la fine di trattative diplomatiche per costruire un'Italia confederata e che avrebbe consentito l'Unità d'Italia senza guerre tra il Regno di Sardegna ed il Regno delle Due Sicile e contro lo stato Pontificio.
Il tradimento si può spiegare solo per due motivi:
1) Per paura di una sconfitta alleata contro la potente Austria.
2) Per il sospetto di divenire nel futuro dei Re subordinati alla Casa dei Savoia.
Certo, se le loro intenzioni iniziali non prevedevano una alleanza tra stati italiani, perchè dare la loro "parola" al Re di Sardegna, per poi tradire?
Sembra quasi più un atteggiamento di vigliaccheria più che una vera presa di posizione a priori...
Questo aspetto non viene spesso messo in luce dagli studiosi di storia, ma è il motivo antesiniano, che portò, sotto il regno di Vittorio Eamanuele II, al tacito consenso alla spedizione dei Mille e poi all'invasione dell'esercito sabaudo del Regno delle Due Sicilie, dopo l'annessione consensuale della Toscana.

E' pur vero come cita l'articolo che il Sud Italia fosse allora in una condizione di decadenza rispetto ai secoli passati, tuttavia il fatto non costituirebbe un valido motivo per un'invasione del Regno delle Due Sicile, sebbene è lapalissiano che una parte della borghesia locale aspirava ad un'Italia unita che avrebbe permesso uno sviluppo economico del sud, attraverso le strade aperte del nord Italia.

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Vicende politiche durante la guerra:

I successi piemontesi inducono Parma e Piacenza, Modena e Reggio a liberarsi dai rispettivi governi, e a chiedere l'annessione al Piemonte (10 maggio).
Il Governo provvisorio lombardo chiede l'apertura dei registri per il plebiscito per la fusione con gli stati Sardi. Opposizione dei democratici. Il plebiscito, concluso il 29 maggio, dà risultati favorevoli all'annessione.

(15 maggio) A Napoli la tensione tra gruppi democratici e la monarchia sbocca nei sanguinosi scontri tra liberali e le truppe; dura repressione e colpo di Stato di Ferdinando II.

(8 ottobre) Montanelli a Livorno lancia l'idea della Costituente Italiana.

(15 novembre) A Roma l'assassinio del ministro Pellegrino Rossi induce il Papa alla fuga.

(23 gennaio 1849) Il Parlamento Toscano approva la legge per l'elezione dei deputati toscani alla Costituente Italiana. Il granduca si ritira a Porto Santo Stefano (7 febbraio) e lascia il Granducato (21 febbraio). Governo provvisorio di Montanelli e Mazzoni (8 febbraio).

Seconda fase della guerra 1849
Vincenzo Gioberti, nominato presidente del Consiglio (dicembre 1848) tenta di conservare al Piemonte l'iniziativa politica. Costretto a dimettersi, cede il potere ai ministri Chiodo e Rattazzi (21 febbraio).

20 marzo Carlo Alberto pressato dal Governo e dal Parlamento, denunzia L'armistizio. L'esercito piemontese  comandato dal polacco Chrzanowski tenta la traversata del Ticino a Boffalora. Aggirato dal Radetzky anche a causa della disubbidienza del Ramorino, ripiega su Novara.
29 marzo. Sconfitta di Novara. Carlo Alberto per salvare lo statuto Albertino abdica in favore di Vittorio Emanuele II che dovrà giurare fedeltà allo Satuto.

23 marzo insurrezione a Brescia (10 girnate di Brescia).

24 marzo. Il nuovo sovrano sarà Vittorio Emanuele II  si incontra a Vignale con Radetxky. Armiztizio di Novara (26 marzo). Gli Austriaci rioccupano la Lombardia e Alessandria fino alla fine delle ostilità.

29 marzo Vittorio Emanuele II giura fedeltà allo Statuto.

6 agosto. Pace di Milano: 75 milioni all'Austria per idennità di guerra in cambio del ritiro degli Austriaci dalla Lomellina. Amnistia per i cittadini lombardo-veneti esuli in Piemonte. L'opposizione alla ratifica del trattato da parte del Parlamento provoca disordini nel Regno Sardo. Il Re  scioglie la Camera. Il 20 novembre col Proclama di Moncalieri indice nuove elezioni, che mandano alla Camera una nuova maggioranza.

Repubblica Romana e difesa di Roma

9 febbraio. La Costituente romana proclama la Repubblica Romana dichiarando decaduto il potere temporale del Papa.

29 Marzo. Triunvirato di Mazzini, Saffi, Armellini. Garibaldi comanda le truppe repubblicane. Contingenti Spagnoli  e Napoletani marciano su Roma. Luigi Napoleone, presidente della Repubblica Francese cedendo alle pressioni dei cattolici invia una spedizione al comando del generale Oudinot. L'Assemblea romana decide la resistenza.

30 Aprile Garibaldi sconfigge i Francesi davanti a Roma. I Borbonici vengono sconfitti a Palestrina e ricacciati a Velletri (maggio).
3 Giugno Oudinot interrompe la tregua stipulata da Ferdinand De Lesseps con i rivoluzionari. Scontri a Villa Pamphili. Villa Corsini, eroica difesa del Vascello (morte di Mameli e Dandolo), estrema resistenza a Villa Spada.

30 Giugno. L'Assemblea approva la cessazione della resistenza. Dimissioni del triunvirato mazziniano.

3 Luglio. Viene proclamata in Campidoglio la Costituzione della Repubblica, mentre i Francesi entrano nella città. Giuseppe Garibaldi, abbandona Roma con 2000 volontari, tenta di raggiungere Venezia, che resiste ancora. Inseguito dagli Austriaci dopo la morte di Anita (Valli Comacchio)  riesce a raggiungere la Toscana.

Venezia resiste all'assedio, finchè, streamata dalla carestia e dal colera, cade il 24 agosto.

Citazioni storiche tratte dall'"Atlante Storico Grazanti"
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Federalismo
Fu questa anche una causa indiretta del mancato federalismo dell'Italia.
Come abbiamo visto dall'articolo sia il Cavour che Garibalidi ancor prima e Mazzini non furono affatto d'accordo con la visione di un regno monolitico Italiano che era un'aspirazione del Re Vittorio Emanuele II.
Probabilmente Vittorio Emanuele II aspirava al titolo di Re d'Italia (che poi ottenne) piuttosto che mantenere il titolo meno lusinghiero di Re di Sardegna.
Si sa che il Cavour dopo il suo viaggio in Toscana nei primi giorni dell'Ialia unita, ritornò a Torino per dissuadere Vittorio Emanuele II a non creare un'Italia monolitica, ma piuttosto fece pressioni sul Re per un'Italia confederata o federata.
Il Re non ne volle sapere, tanto che fra i due scoppiò una lite con minaccia di duello.
Sappiamo che poi il Cavour morì non molti giorno dopo in circostanze misteriose.
Non sapremo, forse mai la vera causa della morte del Cavour, si dice per malattia, ma si sospetta un avvelenamento: non fu mai possibile una autopzia, poichè non venne concessa. I motivi politici in ballo erano di proporzioni enormi per l'intero stato appena unito.
Sicuramente l'idea federalista fu un'idea che prima o poi arrivò anche a Garibaldi, Mazzini, Cavour.
Di certo Mazzini avrebbe voluto che il regno delle Due Sicilie diventasse una repubblica, ma il disegno non riuscì con i moti carbonari, mentre con le vittorie garibaldine poteva riuscire. Tuttavia c'è da tener presente che dopo la Restaurazione, i regni stranieri avrebbero certamente inviato un esercito per debellare la nuova Repubblica. Ecco uno dei motivi che spinse il Re di Sardegna ad intervenire, quindi non solo per il suo prestigio personale, ma perchè necessitava una giustificazione delle Nazioni Europee per una eventuale annessione.
L'unica "carta" che il Re di Sardegna si rifiutò di giocare è stata quella di un federalismo, divenuto possibile grazie allo Statuto Albertino, ma Vittorio Emanuele II non era di questo parere.
Questo atteggiamento non solo scontentò il Cavour, ma scontentò tutti, in particolare segnò l'idea che il Re di Sardegna si fosse comportato come un invasore e non come un liberatore.
Non fu sufficiente neanche il trasferimento della capitale da Torino a Firenze prima e dopo a Roma per riparare ai danni dovuti a questa politica di un'unità italiana monolitica, infatti molti furono i dissidenti meridionali o i monarchici di Ferdinando II.
Ancora oggi la critica verso i Piemontesi è quella che Vittorio Emanuele II non avrebbe neanche dichiarato guerra a Francesco II, ma questo non successe soltanto per le ragioni politiche internazionali, ma anche perchè Vittorio Emanuele II ben ricordava il tradimento del Re delle Due Sicilie Ferdinando II  padre predecessore  di Francesco II.
Si procedette comunque al referendum  per confermare l'annessione.
Certamente le regole di un referendum dell'epoca non era esattamente un referendum a cui potessero partecipare tutti, in effetti gli analfabeti generalmente non partecipavano alla politica, tantomeno nelle regioni del Regno Delle Due Sicilie, in cui i braccianti erano per lo più nello stato di schiavitù presso i signori prorietari terrieri.
Ecco un altro argomento che oggi si può contestare, ma che al tempo era più che giustificata una scelta del genere.
 

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