- Testimonianze popolari - Roberto - pag. 1 |
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Scopo di queste pagine: Queste pagine sono dedicate alle testimonianze di persone che hanno fatto ricerche o che sono testimoni diretti di situazioni, architetture, costruzioni o reperti antichi di Torino. Spesso i loro appelli sono inasclotati dalle Autorita'. Non conosciamo le motivazioni di questa indifferenza istituzionale, e non e' nostro compito curare questo aspetto di incomunicabilita', ma qui verranno inseriti tutte le documentazioni che riguardano conoscenze, o appelli mai ascoltati. Panorama
di Torino
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- Testimonianze popolari - da UNITRE - Roberto - pag. 2 |
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UNITRE CLUB QUERCE E BETULLE Coordinatore: Elsa Long Visita dell'11 febbraio 2005 al Partitore di Via Pianezza 107 Torino Dal tempo dei tempi Torino è stata alimentata da corsi d’acqua esterni detti Bealere, servivano per bagnare orti, fa funzionare mulini, filatoi, laboratori, fontane, acqua potabile ecc. Ora sono incanalati sotto terra e pochi ne sono a conoscenza. Nel libro scritto da Dina Rebaudengo sulla storia del Castello di Lucento trovo un documento che parla di una patente rilasciata dal Conte Amedeo VI al Signor Scaravello il 24 marzo 1360 per la costruzione di una bealera, farla passare sotto la cascina del Principe Della Cisterna, poi al Castello. Bealera Ceronda Il canale più recente è la Ceronda, che ha dato il nome al Borgo. E’ stato realizzato, come conferma la storia, per calmare gli animi dei Torinesi dopo aver spostato la Capitale da Torino a Firenze, come contropartita per incrementare l’industrializzazione, con possibilità idriche di fornire energia a fabbriche, forni, laboratori, Illuminazione adoperando turbine e ruote idrauliche. Progetto approvato il 6 marzo 1868, lavori incominciati nel 1869. Ultimati nel 1871 Parte da Venaria dove esiste l’opera di presa che attualmente stanno ristrutturando; attraversando Altessano giunge a Torino in Via Pianezza 107, dove si divide in due rami: il destro attraversa la Dora mediante un ponte canale che ora possiamo vedere ricostruito, di li Corso Tassoni, Via S. Donato, Via Balbis, attraversa la ferrovia, Corso Regina, Corso S. Maurizio per immergersi nel Po. La zona del Martinetto, a causa dell’incremento delle case, non è più alimentata dalla Ceronda, ma dal canale La Pellerina. Il ramo sinistro si protende in Via Borgaro, Corso Mortara, traversa la Stazione Dora, Via Cecchi, Via Carmagnola e, vicino al Ponte Regio Parco, sì immette nella Dora. Attualmente serve, in casi straordinari, consumi energetici vari, in modo da evitare il blocco della città; serve anche per il lavaggio delle fognature, anti incendi ecc. Mantina Brio Maria Maddalena ************* CLUB QUERCE E BETULLE Coordinatore: Elsa Long Visita dell’ 11 febbraio 2005 al Partitore di Via Pianezza 107 Torino Chiesa di San Bernardo e Santa Brigida. In un testamento di Ribaldino Beccutti, datato 6 ottobre 1435, si parla della costruzione di una Chiesa in onore di S. Bernardo e S. Brigida, al posto di un’antichissima Cappella di S. Brigida. Il 16 maggio 1572 venne dichiarata patrimonio feudatario di Lucento. Tuttora si può vedere, sotto i portici a destra, su un pezzo d’intonaco, incastonato uno stemma con l’arma di Cristina di Francia, moglie di Vittorio Amcdeo, con i gigli di Francia a destra, partita e sinistrata la Croce dci Savoia. Il tutto contornato da nodi di Savoia; altri gigli ornano la corona che lo sormonta. La Chiesa è stata tante volte danneggiata; del Castellamonte c’è solo più la facciata e due cappelle molto rovinate. Durante la loro ritirata strategica, i Francesi distrussero quanto potevano e lasciarono la Chiesa in uno stato deplorevole, l’avevano adoperata come forno. Il Prevosto scrisse al Marchese Tana, chiedendo un aiuto per poter aggiustare la bealera vecchia distrutta e il permesso di vendere 4 ore al giorno di acqua da parte della Parrocchia. Il Marchese lo accontentò per 325 lire l’ora. A fianco della Chiesa si possono vedere due lapidi con i martiri delle due guerre e una stele o paracarro con la Madonna del 1706. Martina Brio Maria Maddalena *************************** CLUB QUERCE E BETULLE Coordinatore: Elsa Long Visita dell’11 febbraio 2005 al Partitore di Via Pianezza 107 Torino Castello di Lucento. Questo Castello è stato: prima Fortezza reale che serviva a difendere la Città di Torino, poi residenza reale Conserva ancora i suoi muri, attualmente ristrutturati dalla FIAT, che ne fece uso per gli uffici della TEKSID, dopo averlo acquistato dall’Istituto Bonafous il 25 maggio 1957. Nel documento più vecchio arrivato fino a noi e datato 17 marzo 1397, un certo Ribaldino Michele chiede la riduzione delle imposte perché ha ristrutturato il Castello, che allora aveva una torre. Poi troviamo, il 15/10/1397, una patente di feudo firmata dal Principe D’Acaia il pacifico a Ribaldino Beccutti. La regal storia del Castello continua; desidero ricordarne due soli fatti. Dopo la peste di Milano, il Cardinale Carlo Borromeo, per voto, parti a piedi da Milano per Chambery, per onorare e ringraziare dell’aiuto la Santa Sindone. Emanuele Filiberto, per accorciargli la strada, fece trasportare in gran segreto la Santa Sindone al Castello di Lucento. Il Canonico Weyton e il Primo Presidente del Senato di Chambery hanno accompagnato la Santa Reliquia, passando dal Piccolo 5. Bernardo e dalla Vai D’Aosta. La Santa Sindone è arrivata il 5/9/1578 e rimane nel Castello circa dieci giorni; il 14 settembre venne portata in Processione a Torino e deposta nella Cappella di 5. Lorenzo. Ci fu l’Ostensione il 12 ottobre 1578. Adesso sorvoliamo fino al 1706; a quei tempi il feudo del Castello era del Marchese Carlo Giovanni Battisti Tana autore del (Cont Piolèt). Al tempo della guerra di successione spagnola fu un gran combattente e contribuì alla battaglia per liberare Torino. Nel maggio del 1706, 44.000 Galloespani chiusero d’assedio la Città, ma dal Castello di Lucento, situato in un punto nevralgico, con gallerie interne che traversavano la Dora, si poteva controllare fino alla Cittadella, dove soldati piemontesi comandati da Eugenio di Savoia si preparavano all’assalto del nemico. Alla vigilia Vittorio Amedeo II e il Principe Eugenio di Savoia, constatando che i loro soldati erano solo 10.000, fecero voto alla Consolata, chiedendole aiuto e promettendole una Basilica a Superga. Mentre il nemico dormiva, sicuro di vincere, i nostri, in una notte, costruirono un ponte che attraversava la Dora e la battaglia fu irruente ed estesa, mettendo in fuga il nemico. Per ricordate questa guerra vinta, Vittorio Amedeo II fece costruire 200 paracarri di pietra, con in rilievo il viso della Madonna e li fece mettere dove la guerra era più irruente: dal Castello alla Chiesa della Madonna della Salute al Regio Parco. Quest’anno Superga compie 299 anni. Martina Brio Maria Maddalena |