Se siete passati in piazza Carignano ieri
pomeriggio avrete certamente notato qualcosa di
strano. Sembrava uno di quei terreni di campagna
dopo un terremoto, quando qua e là sorgono piccole
montagne di terra, effetto delle vibrazioni del
suolo. In piazza Carignano ce n’erano trentacinque.
Di ogni dimensione: microscopiche, enormi,
circolari, rotonde, lisce, ondulate. Tutte gialle,
il colore della segatura che nascondeva il nero
della pece appena spalmata.
Se per caso, invece, vi era capitato di
passare qualche ora prima, verso le dieci del
mattino, avrete notato una squadra di tecnici del
Comune affannarsi e gettare - appunto - pece e
segatura in quantita per coprire buche, scalini,
porfidi mancanti, scollature tra pietre e tombini.
Vi sarete chiesti il perché di tanto attivismo. Ve
lo diciamo noi: intorno alle nove su una di quelle
sconnessioni nel porfido, poi prontamente ripianate,
era inciampata e caduta Valeria Fedeli, vice
presidente del Senato, invitata a concludere il
convegno «Meridionali e Resistenza» al Teatro
Carignano.
L’incidente alla senatrice
«Camminava verso l’ingresso del teatro quando
l’ho vista andare giù, i giornali in una mano, la
borsa nell’altra», racconta il senatore Stefano
Esposito. «Quando si è rialzata perdeva sangue dal
sopracciglio». L’hanno accompagnata dentro il bar
Pepino. «In un amen si sarà precipitata dentro una
decina di vigili», racconta una cameriera. C’era
anche Luigi Cursio, consigliere regionale e medico:
insieme con Esposito l’ha accompagnata nel suo
studio e l’ha medicata. Fedeli, con un vistoso
cerotto sul sopracciglio sinistro, è tornata al
Carignano in tempo per partecipare al convegno sul
«contributo del Sud alla lotta di Liberazione in
Piemonte» fra il 1943 e il 1945 e tenere la
relazione finale. Senza nessuna polemica, quasi
scusandosi per l’inconveniente. L’ha presa con
filosofia, anzi, fosse stato per lei nemmeno
l’avrebbe detto: «È successo quel che può accadere a
chiunque: sono inciampata e, avendo tutto in mano,
ho battuto la testa». Si è ben guardata dal lanciare
accuse: «Una buca? Non so, può anche essere stata
una mia disattenzione. Capita. Non voglio dire nulla
che possa suonare come una critica a Torino; il
sindaco mi ha pure chiamato subito per sapere come
stavo».
Il pronto intervento
Quel che più ha destato sorpresa, tuttavia, è
ciò che è accaduto dopo. Quando Fedeli è tornata al
Carignano, e quando il convegno è finito, piazza
Carignano sembrava un’altra: in meno di due ore le
squadre del Comune avevano eseguito la bellezza di
trentacinque rattoppi. Non solo erano intervenuti
sulla «fatale buca», accanto a un tombino della
Smat, francobollo in cui mancano cinque o sei
cubetti di porfido; avevano incerottato tutta la
piazza e anche tratti delle vie intorno. Avevano
transennato mezza piazza, isolato di fatto Pepino e
spalmato pece in quantità. Il tutto con una solerzia
quasi commovente. Fedeli se l’è cavata con una
battuta: «Ho visto, ho visto. L’hanno subito
chiusa». La solita cameriera di Pepino, invece,
aveva l’aria corrucciata: «Ora che è toccato a una
senatrice si sono precipitati di corsa. Ma qui di
gente ne cade, ogni tanto. Qualche settimana fa è
capitato a una signora: è stato necessario chiamare
l’ambulanza. Ma nessuno è poi venuto a dare una
sistemata».