- Piazza Vittorio Veneto - Passato e presente - Roberto - pag. 1 di 4 |
||
Piazza Vittorio Veneto Altro parcheggio sotterreneo in piazza Vittorio Veneto: la piu' ampia piazza di Torino, che da via Po si apre fino al bordo del fiume, il ponte, Vittorio Emanuele I, che la unisce alla Gran Madre. La piazza, cosi come si
presentava in una giornata invernale.
La piazza veniva
adibita parzialmente a parcheggio, ma durante
le festivita' era solo adibita alle giostre e
alle attivita' ludiche.
…Ecco lo scavo sul lato destra della piazza (andando da via Po verso il fiume). Anche qui vi sono archeologi al lavoro, oltre le maestranze addette agli scavi. |
- Piazza Vittorio Veneto - Passato e presente - Roberto - pag. 2 di 2 |
||
Chissa', forse anche qui si
presumeva non ci fosse niente, al di sotto del
manto stradale. Ma, pare vi fosse la certezza,
da parte di qualcuno, che la piazza nascondesse
le mura della citta' medioevale.
Un
particolare degli scavi... ma non c'e' un vano
oltre questo muro?
Si sa dalla memoria degli
anziani, e da qualche documento, che
vi sono una o piu' gallerie che dal
palazzo reale vanno oltre il Po, fino alla Gran
Madre e si congungono (con una rete di gallerie)
anche ai vecchi palazzi ai piedi della
collina. Sicuramente le autorita' ne saranno
informate, ma, pare che questo non impedisca la
demolizione di queste gallerie storiche... Tanto
e' roba vecchia....
Gia', questa e'
proprio il vano di una galleria che viene
murata!
|
- Piazza Vittorio Veneto - Passato e presente - Roberto - pag. 3 di 2 |
||
Altro particolare degli scavi
con un archeologo...
Col
disappunto dell'archeologo che appare nella
foto, ho "rubato" questa immagine.
Il signore
inquadrato mi ha gentilmente detto che non
potevo fare foto al cantiere, a meno che le
facessi da una delle poche reti aperte sul
portico, questo per motivi di sicurezza, ma
anche perche' tali foto dovrebbero essere
consegnate in segreto alla Sovraintendeza ai
beni Archeologici.
...Ma
questa segretezza... e' stabilita da una legge?
Quindi il
cittadino deve accontentarsi delle informazioni
giornalistiche che riportano la "versione
ufficiale" spesso reticente o menzoniera?...
Ma, pare
che questo modo di fare sia la regola
(naturalente solo italiana, poiche' nel resto
dell'Europa non e' cosi!....gia' avevo
dimenticato che l'Italia fa ancora parte del
terzo mondo...)
Scavatrice
alle prese con un "maledetto" muro.
|
- Piazza Vittorio Veneto - Passato e presente - Roberto - pag. 4 di 2 |
||
Quindi prendiamo le
informazioni da "La Stampa"...
Leggiamo l'articolo del
giornale.
Maurizio Lupo Da qualche giorno quando il sindaco Sergio Chiamparino s’affaccia dalle finestre di casa vedei resti di una grande villa rustica d’epoca imperiale romana.Le vestigia oggi occupano circa mille metri quadri, ma duemila anni fa erano ancora più vaste. Sono venute alla luce in piazza Vittorio Veneto, nel corso degli scavi che realizzano il parcheggio sotterraneo. Gli archeologi della Soprintendenza guidata da Marina Sapelli Ragni hanno identificato un articolato giacimento di reperti. Spazia dai primi anni della fondazione della citta' barocca. Oltre alla villa sono staterintracciate cantine del Cinquecento, conservate in buone condini, di cui non si sospettava lapresenza. Sono state raggiunte anche le fortificazioni settecentesche di Torino, con il loro fossato, ricomparse nel punto dove i professori del Politecnico Vera Comoli e Luciano Re erano certi di trovarle. Lo scavo ha quindi riesuinato una grande fossa comune, con resti umani che risalgono all’epoca dell’ «Assedio di Torino» del 1706. Alcuni forse erano soldati, ma con loro ha riposato per tre secoli una bimba di dieci anni, morta nei giorni in cui tutta la città difendeva l’indipendenza del Piemonte. Il recupero di queste memorie è affidato ad archeologi coordinati da Marco Subbrizio e da Alessandro Crivello, sotto la direzione di Luisella Pejrani. Il cantiere appare come un libro aperto di storia della città. «All’angolo di via Bonafous spiega Pejrani - è apparsa una villa rustica, d’epoca imperiale romana. Si tratta di un complesso che allora si trovava in aperta campagna, fuori dalla cinta urbana e prossimo al Po. Aveva un grande cortile rettangolare, forse con tettoia sostenuta da pilastri, dei quali rimangono le tracce, più diverse tegole in cotto. S’ipotizza che l’edificio fosse composto da quattro corpi di fabbrica, con fondazioni in ciotoli e con alcune pareti interne in argilla cruda. I pavimenti erano in terra battuta. Si tratta di edilizia povera, che trova confronti nei resti meglio conservati di una villa trovata nel 1997 nell’ex caserma dei Vigili del Fuoco, in corso Regina Margherita». «Lo scavo - nota Marco Subbrizio - ha finora identificato solo due delle maniche della casa. Quella Ovest, con affaccio verso via Po, risulta composta da cinque vani, con tramezzi. Mentre quella Est, con vista sul fiume. Po, rivela tre ambienti. Gli altri due edifici non sono stati trovati.Uno ha fatto perdere le sue tracce archeologiche quando nel primo Ottocento vennero scavate le fondazioni del palazzo abitato oggi dal Sindaco, mentre l’ultimo corpo di fabbrica potrebbe essere rintracciato sotto il manto stradale al centro di piazza Vittorio». Fra le pareti gli archeologi non hanno trovato elementi che indichino l’attività svolta dagli abitanti. E’ comunque certo che potevano permettersi vasellame da mensa di un certo pregio, in ceramica sigillata rossa, di cui sono stati rinvenuti diversi frammenti. Ma la storia in quelle stanze antiche ha seminato resti ben più drammatici, quelli di una fossa comune di 300 anni fa. Ha restituito 18 scheletri. Sono tornati alla luce con le membra scomposte, gli uni sugli altri. Rivelano la fretta della loro sepoltura, avvenuta probabilmente nei giorni tragici dell’assedio di Torino del 1706. Chi erano? Soldati, forse, come quelli uccisi mentre tentavano di forzare l’assedio a nuoto, nel Po, per fare entrare in città viveri e munizioni. I loro nomi erano scritti su una lapide, che esisteva nella vicina chiesa di San Marco, ormai scomparsa. Ma la guerra ammazzava anche i civili. Volontari che si univano ai combattenti. Bambini e donne che sfidavano il fuoco nemico per portare cibo e munizioni sulle mura.Altri perirono per fame e malattia ricomparsi anche quelli di una bambina di dieci anni, con una catenina al collo. Gli antropologi dicono che è stata uccisa dallo scorbuto, malattia che si contrae per carenza di cibi freschi. A venti passi da lei, verso via Po, emergono invece le fortificazioni della città, per la quale questi caduti si sacrificarono. Lo scavo rivela un tratto del muro di controscarpa del fossato. Fa parte di un ampio sistema difensivo che attraversa tutta la piazza. Sbuca dal terreno anche nel tratto fra le vie Bava e Vanchiglia. «Qui - precisa Alessandro Crivello - il fossato appare largo oltre venti metri, compreso fra i suoi argini fortificati. C’è anche un pilastro del ponte che lo attraversava». Il ritrovamento ha confermato le carte storiche consultate da Vera Comoli e Luciano Re. Ma la piazza ha riservato anche una sorpresa inattesa, all’angolo di via Bava. Sono cantine del Cinquecento, resti di palazzi ben costruiti, affiancati da stradine e cortili di quel «Borgo Po» che in epoca barocca non esisteva già più. Anche queste mura non
sono molto adatte per il futuro parcheggio....
Non ci sarebbe certo da stuprsi se fra un po' di tempo dal gironale "La Stampa" ci verra' comunicata la demolizione di tutte le mura ritrovate (a fatto avvenuto) causa la poca importanza dei reperti.... Infatti pare che a Torino i reperti romani e preromani non abbiano alcun valore storico o culturale, ma i veri valori paiono essere solo inerenti alle "sculture" ed opere artistiche moderne... |